1883 – 1885 ~ El Capricho
Comillas (Santander)
Gaudì viene chiamato da Maximo Diàz de Quijano, cognato di Eusebio Guell e nominato in seguito dal re di Spagna marchese di Comillas, a progettargli una residenza per vacanze sulla costa cantabrica, a Comillas in provincia di Santander. All’edificio viene dato nome El Capricho per il suo aspetto originale. Esso si trova nel cuore di un bosco di castagni, sul pendio di un colle. Per costruirlo l’architetto tiene conto della pendenza del terreno esposto a nord, verso una valle molto verde ad andamento degradante in direzione del mare. Dà alla costruzione una volumetria prevalentemente orizzontale e la orienta in modo che le zone giorno si aprano alla vista della valle, proteggendo le finestre con doppi vetri.
Fotografia Ana maria cuevas, CC BY-SA 3.0 ES, via Wikimedia Commons
La pianta dell’edificio fu concepita in modo che le attività quotidiane seguissero gli spostamenti del sole. L’architetto stabilì infatti che gli spazi destinati alle attività mattutine fossero orientati verso sud, mentre quelli occupati nel pomeriggio fossero orientati verso ponente. In questo Gaudì riprende il comportamento dei girasoli che ruotano verso il sole, girasoli che ritornano spessissimo tra gli elementi decorativi.
Il pian terreno fu adibito ad abitazione, mentre il seminterrato, raggiungibile tramite due scale a chiocciola, all’uso dei domestici.
Le pareti esterne del compatto volume della villa sono insistentemente decorate con motivi a fasce orizzontali. Il suo piano terreno è sottolineato, nel prospetto principale, da un bugnato a forte rilievo di pietra, cangiante dal giallo-ocra al grigio. AI primo piano del prospetto principale e integralmente negli altri, la parete è composta dall’alternanza di alte campiture in laterizio, anch’esso di colore cangiante, con filari di piastrelle in maiolica, la maggior parte delle quali sono decorate o con disegno a rilievo del fiore di girasole o con foglie della stessa pianta.
La logica distributiva dei locali interni è analoga a quella di Casa Vicens: nel piano seminterrato trovano posto le cucine e i servizi; al piano terreno sale di grandi dimensioni, un fumoir coperto con finte voltine in stucco di tipo arabo. Le sue pareti sono rivestite, in basso, con piastrelle in ceramica dipinte, nella parte alta con papier màché.
Realizzata per accogliere molti ospiti, la villa ha una serie di camere da letto con bagno indipendente, collegate, tramite un ampio vano di raccordo, con un salone comune a doppia altezza, fulcro della casa.
Nella struttura spiccano le colonne del portico e la torre cilindrica dalle sembianze di albero. L’influenza araba e mudejar è un tratto caratteristico della prima epoca architettonica di Antoni Gaudì ed è qui testimoniata dalla mescolanza di materiali quali pietra, mattoni, ceramica, coppi e ferro. Grazie alla mescolanza di questi materiali sorse una facciata estremamente dinamica e variopinta, dove l’orizzontalità trasmessa dalle strisce di piastrelle in ceramica è contrapposta alla verticalità dei modiglioni della cornice e soprattutto dall’alta e slanciata torre-belvedere.
I lavori di cantiere non sono stati seguiti da Gaudì in persona, ma dall’architetto Cristòbal Cascante i Colom (1857-1889), suo compagno di studi, sulla base di un plastico minuziosamente realizzato da lui.
Lascia un commento