1904-1906 Casa Batllò
Paseo de Gràcia, n. 43, Barcellona
Nel 1904 Gaudì e l’amico impresario Josè Bayò Font, costruttore anche della successiva Casa Milà, ricevono l’incarico di ristrutturare un edificio, di modeste dimensioni e sviluppato su un lotto rettangolare, lungo Paseo de Gràcia, allora arteria principale della città. Su questa strada viene realizzata, in questi stessi anni, la maggior parte degli edifici degli architetti modernisti catalani più importanti.
Il lavoro di Gaudí, completato nel 1907, modificò notevolmente l’aspetto dell’edificio, rivoluzionando la facciata principale, ampliando il cortile centrale ed elevando due piani inesistenti nella costruzione originale. Al piano terreno sorgevano le scuderie, destinate successivamente a magazzini, e l’androne comune. Il primo piano del palazzo, il cosiddetto piano nobile, fu destinato ad abitazione della famiglia Batlló mentre negli altri quattro piani furono ricavati otto appartamenti destinati all’affitto.
Considerata una delle opere più originali del celebre architetto, l’edificio è stato dichiarato, nel 2005, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
La facciata su strada, la più ammirata, è lavorata in pietra arenaria grigia a motivi vegetali al piano terreno e al primo piano. Al di sopra dei primi due piani si sviluppa una facciata policroma iridescente, leggermente ondulata grazie al parametro in ceramica invetriata. Il mosaico è stato realizzato sotto la diretta supervisione dell’architetto, utilizzando circa duecento dischi di ceramica di tre diverse dimensioni e spessori, su un fondale di frammenti ceramici con colori raccordati a quelli dei dischi. Il colore predominante è un diffuso, splendente verde-azzurro, cangiante nelle diverse ore del giorno. E’ questa una delle cose magiche di Casa Batllò: la sua colorazione che cambia a seconda della stagione e dell’ora.
Dapprima Gaudì avrebbe voluto collocare la torretta al centro della parte alta della facciata, oggi occupata da un aggraziato balconcino in ferro battuto con carrucola, utile per il sollevamento degli arredi mobili ai diversi piani ma questa viene poi collocata su un lato, una soluzione decisamente più armoniosa.
Gli studiosi di Gaudì sono unanimi nel riconoscere in questa facciata un vertice del brillante talento compositivo di Gaudì. Egli è riuscito infatti a bilanciare con efficacia elementi diversi e autonomi: i materiali utilizzati, il rapporto tra esterno e interno dell’edificio, i componenti modulari irregolari e i giochi di insistita dissimmetria. Stupisce anche l’effetto di unità del tutto, un unicum vibrante al continuo variare della luce del giorno.
La facciata oggi visibile è l’ultima variante del progetto gaudiniano, concluso solo con i lavori in cantiere. Gli studiosi ricordano che Gaudì ha lavorato a lungo su un modello dell’intero edificio e che l’ondulazione superficiale della facciata è comparsa solo verso la fine, a seguito di varie prove e modifiche. Anche i parapetti in ghisa dei balconi, a forma di maschera, vengono studiati tramite il modello in gesso, in scala 1:1.
L’ingresso dell’edificio è sull’estremità sinistra della facciata. Per la prima volta, Gaudí progettò oltre alla struttura del progetto anche l’illuminazione interna ed esterna, collocando luci di grande effetto alla base del tetto, della torretta e della facciata stessa.
La facciata anteriore
Il disegno della facciata principale cancellò ogni traccia del precedente progetto mantenendo però la originaria disposizione delle finestre.
Nella parte bassa della facciata, in pietra arenaria scolpita in forme sinuose, Gaudí concepì dei corpi aggettanti di aspetto zoomorfo e fantastico (motivi ossei), evidentemente ripresi dall’art nouveau e in un certo senso anche dal gotico (si pensi ai corpi pensili delle cattedrali gotiche).
Nella parte centrale della facciata, invece, Gaudí cercò un grande effetto di luminescenza attraverso la collocazione di dischi di maiolica frammentata e di vetri istoriati di diverse dimensioni e forme, secondo la tecnica del trencadís.
La parte alta è invece interamente ricoperta da tegole di ceramica vetrificata colorata, evocanti le squame di un rettile.
Un elemento caratterizzante della facciata principale è rappresentato dalla tribuna del piano nobile, interamente realizzata in pietra arenaria e composta da cinque aperture tondeggianti delimitate da colonne che richiamano delle gigantesche ossa. Le aperture sono chiuse da grandi vetrate colorate.
Le finestre dal secondo al quinto piano si aprono su una serie di balconi dal pavimento in pietra a forma di conchiglia, non presenti nella costruzione originaria, con una ringhiera in ferro battuto che ricorda la foggia di una maschera veneziana. Sul sesto piano si apre un unico balcone centrale a forma di fiore.
La facciata posteriore
Decisamente meno spettacolare di quella anteriore, la facciata posteriore ne richiama comunque le linee sinuose, rappresentate da quattro terrazze continue in cui si alternano rientranze e sporgenze, con ringhiere di rete metallica in ferro battuto.
In corrispondenza del piano nobile si apre l’accesso al patio dell’appartamento della famiglia Batlló.
Alla sommità della facciata, in corrispondenza della soffitta e del parapetto della terrazza superiore, ritroviamo un coloratissimo trencadís a motivi floreali e geometrici.
Il piano di accesso fu interamente ristrutturato da Gaudì in modo da ricavarvi le scuderie (che a metà degli anni novanta sono state ristrutturate per essere utilizzate come sala convegni), un locale commerciale ed un androne comune in cui si trovano la rampa di accesso al piano nobile, il cortile centrale, interamente rivestito di ceramiche di diverse sfumature di azzurro e chiuso in alto da un grande lucernario, attorno al quale si snodano le rampe della scala comuni e all’interno del quale è collocato un ascensore. Ceramica, marmo, ferro battuto e legno si alternano in sequenze sinuose in cui la mano del maestro si sofferma nella cura dei dettagli più minuti: porte, maniglie, campanelli, portano tutte il suo marchio inconfondibile.
Il piano nobile
L’appartamento del piano nobile, che ospitò la famiglia Batlló, è ampio circa 400 m2 ed è suddiviso in tre zone: la prima, che si affaccia sul Passeig de Gràcia, è occupata da un grande salone composto da tre locali comunicanti; nella parte centrale, disposta intorno al cavedio condominiale, trovano posto un vestibolo, la cucina, i bagni ed altri locali di servizio; sulla facciata posteriore si affacciano invece le camere da letto e la stanza da pranzo. Da quest’ultima si accede ad una grande terrazza, ampia oltre 200 m2 e riccamente decorato con trencadís che richiamano quelli della facciata principale.
Gli interni si fondono l’uno nell’altro e sulle pareti, come per l’esterno, sono assenti spigoli e linee rette.
Gli appartamenti
Su ogni piano si aprono due appartamenti di circa 200 m2. Ognuno degli 8 appartamenti ha una zona di servizi che si sviluppa intorno ad un cavedio centrale, da cui trae luce, mentre le stanze da letto e da pranzo danno sulla facciata posteriore, i saloni su quella anteriore. Due degli appartamenti sono tuttora abitati da inquilini in affitto, gli altri ospitano uffici amministrativi della casa.
La soffitta
Nella realizzazione della soffitta Gaudí adottò una ingegnosa soluzione architettonica basata sull’utilizzo del cosiddetto arco catenario o arco equilibrato, che consente una omogenea distribuzione dei carichi eliminando la necessità di colonne, muri e contrafforti. Il risultato è un ambiente che richiama una caverna, o secondo alcuni la cassa toracica di un grande animale come la balena. In passato vi trovava posto la lavanderia dei condomini mentre oggi ospita un piccolo museo dedicato all’architetto catalano. Due scale a chiocciola collegano i locali della soffitta alla terrazza.
La terrazza
Il tetto invece viene realizzato in maniera zoomorfo-fantastica (si rifà infatti ad un dorso di drago), utilizzando anche qui la maioliche (questa volta intere) di origine artigianale, che definiscono e rendono più evidente il riferimento fantastico. Gaudí inserisce nel progetto anche una torretta dalla forma circolare, non regolare, coronata dalla croce a quattro bulbi, che diventerà il biglietto da visita del grande architetto catalano.
Il prospetto posteriore è protetto e ornato a tutti i piani da parapetti ondulati in ferro completamente trasparenti, mentre i suoi bordi perimetrali e quello orizzontale in alto sono decorati da tesserine in ceramica colorata.
L’edificio è utilizzato, negli anni tra il 1936 e il 1939, come casa per rifugiati della Guerra Civile. E’ venduto nel 1940 a una compagnia di assicurazione, che vi realizza subito un primo restauro. Passa in seguito in possesso di privati.
I proprietari di casa Battlò consentono di visitare il primo piano dell’edificio e il sottotetto; le stanze di questi locali sono completamente prive di arredo.
Anche Casa Batllò ha un sito ufficiale, tradotto in molte lingue tra cui l’italiano. Questo il link.
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