1898 – 1900 · Casa Calvet Calle Caspe, 48, Barcellona
Gaudì venne incaricato, dai figli dell’industriale tessile Pedro Màrtir Calvet, di realizzare una casa che consenta di organizzare: depositi e negozi nell’interrato e al piano terreno; un appartamento padronale al primo piano; sei appartamenti da affittare nei tre piani superiori.
La costruzione si sviluppa su cinque piani; al piano terreno la facciata principale è forata da cinque ampie aperture; quella al centro è sovrastata da una tribuna di piccole dimensioni ma riccamente decorata.
Sotto la tribuna, sovrastante l’ingresso principale, sono scolpiti l’iniziale del cognome del proprietario, un albero di cipresso simbolo di ospitalità, lo scudo della Catalogna. Le colonne che fiancheggiano l’ingresso ricordano bobine di filo e sono un’allusione alla destinazione dell’edificio a negozio di tessuti. Un elemento curioso è costituito dalla parte superiore della facciata, in cui si trovano i busti dei tre santi patroni di Vilassar de Dalt, luogo di origine di Calvet.
L’architetto si attiene rigorosamente alle indicazioni tipologiche, per l’edilizia residenziale, imposte dal piano regolatore, redatto nel 1859 dall’ingegnere Ildefonso Cerdà. Gli edifici residenziali, secondo le regole del piano, devono essere realizzati sul bordo degli isolati tutti uguali tra loro, a forma di quadrilatero smussato agli angoli. Essi lasciano pertanto libero, per un giardino, lo spazio interno. Si prevedono per lo più costruzioni su planimetrie rettangolari, dotate di scale interne. I locali per il giorno e la notte devono prospettare sui due fronti principali; servizi igienici, cucine e depositi possono trovare posto al centro del volume edilizio, affiancati da pozzi di ventilazione; possono essere talvolta vicini alle scale. Questo schema prevede anche che il primo piano sia totalmente occupato dall’appartamento padronale; gli altri invece vengono suddivisi in due o più appartamenti.
La tribuna ospita invece sculture di funghi di varie specie nella parte bassa; in quella alta è rappresentato il corno dell’abbondanza di Amaltea, dal quale deborda ogni tipo di frutto. Alle sculture in pietra si intrecciano fasce in ferro battuto, ritorte e piegate a ricciolo e a spirale.
Barocco è il coronamento della facciata a creste arrotondate; nelle sue parti basse sono disposti i busti dei Santi Ginesio, di Arles e di Roma, e di san Pietro Martire, patrono del proprietario. Le teste, scolpite in pietra, sono coronate da raggiere in ferro battuto.
È interessante anche la facciata posteriore, disegnata dall’emergere di verande e balconcini in pietra, non però di stile neogotico, ma modernista.
La struttura portante dell’edificio è di tipo tradizionale. Le pareti perimetrali esterne, in pietra, e quelle interne, in mattoni pieni, sono portanti. Le coperture dei piani destinati a magazzini, molto vasti, sono solai sostenuti da lunghe travi metalliche. Quelli dei piani a destinazione residenziale sono invece solai a voltine in laterizio, appoggiati su travetti in ferro e coperti da cassettoni in legno.
Molto curato è, all’ingresso, il disegno della cabina dell’ascensore e del suo cancello in metallo, affiancato da balaustrini in granito e da colonne tortili. Attorno alla cabina dell’ascensore si sviluppa la scala, con balaustre in ferro laminato lavorato in modo da formare una maglia di cerchi concentrici e compenetrantisi. Molto elaborati sono i battenti delle porte, in bronzo e ferro.
Lo stesso Gaudì progetta gran parte dell’arredo dell’appartamento padronale e dell’ufficio dei proprietari. Celebri sono ormai, in particolare, la sedia, il divano e la scrivania in rovere di quest’ultimo, per l’essenzialità funzionale, la robustezza costruttiva, la perizia nella lavorazione del legno. Al piano terreno rimangono infine alcuni divisori in legno e vetro originali, che oggi delimitano con eleganza l’area pranzo di un ristorante.
Nel giugno del 1900 l’edificio ha ottenuto dall’Ayuntamento di Barcellona il primo premio di architettura per essere il più pregevole, originale, funzionale e tecnologica mente moderno tra quelli costruiti in città entro l’anno. Gaudì, del resto, dedica molte energie al disegno di ogni suo particolare. Anche in questo caso medita a fondo gli esiti che intende raggiungere, non solo attraverso numerosi disegni, ma anche con l’aiuto di un modello in gesso, nel quale introduce successive modifiche, l’ultima delle quali è quella messa a punto in cantiere, sull’edificio in costruzione.
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