1900-1914~Park Güell
Calle Olot, Barcellona
Al ritorno da uno dei suoi molti viaggi in Inghilterra, dove ha potuto conoscere il dibattito lì vivacissimo sulle città-giardino e il loro principio fondativo, di integrazione fra città e campagna, Eusebio Güell si entusiasma all’idea di realizzarne un prototipo adatto alla borghesia catalana, in un terreno di sua proprietà alla periferia di Barcellona. In Inghilterra sono da poco iniziate le prime sperimentazioni di città-giardino operaie. Quella di Letchworth, impostata da Ebenezer Howard, prende avvio nel 1902.
Eusebio Güell non si orienta però alla realizzazione immediata di una città-giardino operaia, che avrebbe invece messo a punto con la Colonia Güell. Gli sta a cuore attirare l’interesse della borghesia barcellonese per questo tipo di urbanizzazione, diametralmente opposta, nei principi, a quella della città compatta messa in moto dall’Ensanche. Immagina la sua città-giardino come un lussuoso quartiere privato, reso inaccessibile da un robusto muro perimetrale, con pochi ingressi costantemente controllati. Gli interessa inoltre inserire le abitazioni in un vero e proprio parco, sontuoso come quelli seicenteschi francesi che ha avuto modo di conoscere in gioventù.
Chiede nel 1900 a Gaudi di predisporgli un progetto generale di città-giardino nella sua proprietà di circa 15 ettari, sul fianco della Muntanya Pelada, brulla e accidentata emergenza montuosa, il cui nome ricorda la sua completa deforestazione, che l’ha privata della sua vegetazione mediterranea. La collina rocciosa si sviluppa lungo la Sierra di Collcerola, sempre ben soleggiata durante il giorno. Dall’alto sono visibili il mare, l’entroterra e la città.
Gaudì ipotizza la suddivisione della parte centrale dell’area a disposizione in sessanta lotti, ognuno dei quali sarebbe stato edificabile per un terzo della sua superficie, che era di 1100-1200 mq. Prevede a questo riguardo una normativa molto precisa, sia per la realizzazione degli edifici residenziali che per la vita degli abitanti del parco. Eusebio Güell mette in vendita i lotti, ma solo dopo aver predisposto non solo le attrezzature pubbliche, ma anche il sistema impiantistico generale. Predispone quindi tutto l’impianto elettrico, l’illuminazione notturna del parco e delle sue strade di percorrenza, le canalizzazioni e l’impianto per il telefono. La maggior parte dell’area viene destinata a vasto parco, ben dotato di attrezzature d’uso pubblico: un mercato, una cisterna per l’acqua, una piazza molto ampia per attività sportive e spettacoli all’aperto, una chiesa.
L’ipotesi di città-giardino di Gaudì e Güell non riscuote grande successo presso la borghesia barcellonese. Vengono venduti solo due lotti, uno dei quali viene acquistato dall’architetto, che vi realizza una residenza-tipo. Si ritiene che il fallimento del progetto sia stato causato sia dai regolamenti edilizi e di gestione troppo restrittivi, sia dal generale disinteresse della borghesia, già impegnata ad occupare con palazzi urbani l’Ensanche barcellonese.
Il luogo attrae subito gruppi e associazioni barcellonesi che vi realizzano spettacoli e incontri all’aperto. Nel1906, prima che venga conclusa la sala ipostila del tempio greco, vi si tiene il Primo Congresso della Lingua Catalana, essendo Gaudi ancora molto attivo in diversi centri e vivacemente partecipe, con Eusebio Güell, ai movimenti a favore dell’autonomia catalana.
A Park Guell vengono ad abitare solo l’avvocato Trìas e i suoi discendenti, Gaudi con il padre e la nipote dal 1906, il Conte Guell, che occupa una preesistente casa Larrand ristrutturata appositamente dall’architetto dal 1906 al 1922, anno della sua morte. Nel 1923 il parco viene donato dal figlio di Eusebio Cuell all’Amministrazione Comunale di Barcellona, che lo rende parco pubblico.
Ai lavori del Parco collaborano alcuni architetti amici di Gaudi, in particolare certamente Jujol e Berenguer, forse anche Rubiò. Da allora il complesso paesaggistico subisce diversi interventi. Nel 1963 l’Associazione Amigos de Gaudi acquista la casa abitata dall’architetto e la trasforma in un museo. Nel 1969 è dichiarato monumento nazionale, nel 1984 l’UNESCO lo include nell’elenco dei beni riconosciuti patrimonio dell’umanità. Nel 1987 il parco è restaurato in molte parti dagli architetti Elfas Torres e Martinez Lapeiìa.
Il parco dimostra il talento paesaggistico di Gaudi, uno dei modi nei quali mette a frutto le sue approfondite conoscenze botaniche, coltivate già al tempo degli studi universitari.
Gaudì vuole essere fedele alla sua linea romantica, alla quale dà però la forte accentuazione di un naturalismo mediterraneo di sua invenzione. Egli conosce molto bene le piante tipiche della macchia mediterranea, le specie subtropicali, l’ordinamento del paesaggio lavorato per la produzione agricola. Ha inoltre una forte propensione a coniugare, in varie forme, architettura e natura. Il disegno di giardini per residenze, isolate o urbane, è un secondo modo. Il terzo riguarda il tentativo geniale in pietra elementi da lui scoperti nel mondo naturale. È il caso delle superfici rigate, della catenaria, scoperte nelle superfici di foglie o nei tronchi di alberi. È il caso, ancora, del mimetismo con la natura circostante, di esempio la cripta della Colonia Gùell. È il caso ancora di quelli che si ritenere giardini in pietra, come la facciata della Nascita della Sagrada popolata da vegetazione e flora catalane.
Nel Park Guell il suo talento d’architetto paesaggi sta è espresso in termini sotto molti punti di vista. Complesso è, in primo luogo, il tracciamento dei percorsi interni, che Gaudì vuole distinguere in pedonali e veicolari. Li deve inoltre disegnare ad andamento sinuoso lungo le curve di livello del terreno, ripido, quasi e roccioso in molte parti, per non incidere con sterramenti nella sua conformazione. Si aiuta sia creando terrazzamenti, sia con viadotti, quando il tracciato viene a trovarsi sospeso nel vuoto. La sottomissione rigorosa alla struttura del sito lo stimola a inventare grotte simili a quelle naturali, a delimitare percorsi contro terra come i porticati sostenuti da colonne inclinate, con fusto spiraliforme o antropomorfico.
Nelle aree libere arricchisce la scarsa vegetazione presente introducendo pini, carrube, querce, palme; lasciando liberamente prosperare ginestre, rosmarino, timo e, tra i rampicanti, gelsomino e glicine.
Organizza i percorsi del parco attorno a due vie principali che iniziano all’ingresso. Il percorso pedonale principale è quello che, dall’entrata, porta direttamente, tramite la grande scalinata doppia, al piazzale-mercato coperto del tempio dorico e, da questo, alla superiore vasta piazza del teatro greco. Supera in questo modo, con estrema rapidità, un dislivello di 17 metri. Inoltre, dall’ingresso principale partono due percorsi che si congiungono ad anello nella parte alta del parco. Da qui, tramite lunghe scale rettilinee a forte pendenza è possibile riportarsi, a piedi, sul piazzale del teatro greco. Uno dei due bracci del percorso circonda ad anello il Calvario, il punto più alto del parco, sommità di un promontorio isolato, dove era prevista una chiesa e dove vengono invece collocate tre croci. Sono circa trenta i chilometri di strade del parco. I tratti dei viadotti, che proteggono sottostanti camminamenti pedonali, sono intervallati da tre ponti.
Nel 1903 vengono iniziati i lavori per la costruzione dei due edifici che fiancheggiano l’ingresso; della scalinata che protegge un grande garage collettivo; del tempio dorico, con cisterna per l’acqua sottostante e grande piazza o teatro greco sulla copertura. Nel 1906 viene completato il tempio greco, nel 1914 il sedile serpente nato del teatro greco. Il portone dell’ingresso al parco rimane una chiusura semplice in legno fìno al 1965, anno nel quale viene sostituita con la cancellata in ferro battuto con motivi a foglie di palma proveniente dalla recinzione di Casa Vicens.
Il muro di recinzione del sito, alto 3,80 metri, viene realizzato in modo da impedire qualsiasi intrusione. È in muratura rivestita di pezzature irregolari in pietra e concava nella parte bassa; la fascia intermedia a blocchi grezzi e appuntiti da una copertura a carena di nave rovesciata, alta un metro e rivestita da in ceramica. Questa parte terminale, liscia e sdrucciolevole, è intervallata da medaglioni in ceramica frammentata, con le scritte alternate Park e Güell. Il muro lascia spazio anche per un passaggio carraio e per un accesso secondario, ad un livello parco, dove arriva una scala.
I due edifici ai fianchi dell’ingresso principale, che ospitano la casa del custode e di servizio per il parco, sono rivestiti con la stessa tessitura muraria rustica, una pietra color ocra intenso, del muro di cinta.
Forse i due edifici di ingresso traggono ispirazione dall’opera wagneriana “Hànsel e Gretel”, rappresentata in quegli anni al teatro Liceu di Barcellona.
Chi entra nel parco si trova di fronte un’iridescente scalinata rivestita di ceramica, da due rampe simmetriche spezzate in tre tratte. Tra le due rampe Gaudì ha uno spazio popolato da figure e punti di sosta, che consentono all’acqua di scorrere nascosta dall’alto verso il basso e di emergere nelle fontane. La vasca più bassa ospita un giardino giapponese in miniatura. A un piano intermedio la fontana è sovrastata dallo scudo della Catalogna, inserito in un medaglione dal quale spunta una serpe. La terza fontana è dominata dall’iguana, che ricorda Pitone, mitico guardiano delle acque sotterranee, che sputa acqua dalla bocca aperta. Fuoriesce qui acqua direttamente proveniente dalla cisterna interrata, un grande vano ove si stagliano colonne e archi possenti, della capienza di 1200 metri cubi di acqua.
L’area mercato o tempio dorico è un suggestivo spazio occupato da 86 robuste colonne doriche, che sostengono una copertura composta da cupolette appoggiate a travi leggermente ricurve. Il tutto è rivestito da ceramica bianca, che suggerisce, anche per effetto di riverberi luminosi, il leggero movimento ondulatorio del mare, percezione accentuata dalla leggera inclinazione di qualche colonna. Nel rivestimento ceramico spiccano tondi policromi, anch’essi in ceramica e cristalli, con intrecci di serpi. A fianco del tempio sgorga una sorgente di acqua minerale.
La piazza del teatro greco in terra battuta è definita, sul perimetro, da un lungo e continuo sedile con un andamento che ricorda un serpente, decorato con ceramica.
Molto celebrata, perché anticipazione di modi espressivi di artisti quali Miro, Picasso e Braque, è la decorazione del sedile serpentinato, nel quale, in corrispondenza della fascia che conclude il bordo dello schienale, Gaudì inserisce scritte e simboli religiosi e catalanisti. Una parte di questi è andata persa con il restauro del 1989.
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